Dopo la diffida di Leonardo Bonucci alla Juventus “Diritti violati di un uomo che sta subendo gravi danni e vede calpestata la propria dignità ” così si legge nella diffida, ho pensato come questo calcio abbia smesso di interessare, di scrivere e commentare nei suoi dettagli tecnici e agonistici. Le parole di Bonucci, dettate sicuramente dall’astio creato verso la società bianconera per averlo estromesso, sanno di una esagerata forma di tutela, quasi fosse un normale lavoratore di una qualsiasi industria. Stiamo parlando di un calciatore che dal 2018 ha guadagnato un milione di euro lordo al mese, il ché significa quasi 34 mila euro al giorno, proprio quanto guadagna un’insegnante in un anno. E allora penso che qualsiasi commento sia superfluo, ma resta l’amarezza e il disgusto di un mondo che siamo noi stessi ad alimentare con la ricerca continua di un calcio a cui affidiamo sogni e passioni effimere. Resta lo schiaffo morale di un mondo a parte che si contrappone al vivere della gente comune che i milioni di euro non sanno neppure contarli, talmente sono tanti e fuori dalla portata di ogni qualifica professionale che non sia quella del calciatore. Bello sentire dire da qualche calciatore professionista: “Io in Arabia non vado, qui sto bene e ho già tanti soldi.” Uno su un milione di calciatori c’è stato ad ammettere sinceramente la propria verità pubblicamente: è Szczesny, il portiere della Juventus. Ma questa è davvero poca testimonianza dinnanzi al dilagare di un mondo pallonaro ingordo e vergognosamente indifferente all’aumento considerevole della povertà delle popolazioni mondiali. È una statistica, un valore che non interessa a nessuno, quando l’egoismo è l’ingordigia sono alla base di pochi fortunati eletti. È il pallone. È la vergogna di quello che tanti anni fa veniva definito come il gioco più bello del mondo: il calcio.
Salvino Cavallaro